494 e quadri e statue accoppiando alla mollezza orientale il gusto eccellente dell’arte italiana. Nelle camere da letto erano lenzuola lavorate a ricamo con oro ed argento, con perle e gemme, cuscini di seta e coperte di panni d’oro e d’argento ; d’oro e con pietre preziose erano le spazzole, i pettini, gli specchi ; perfino gli alari dei caminetti, tanto che il frate Pietro Casola milanese che nel 1498 per recarsi a Gerusalemme passò di Venezia, non esitò ad asserire, che tanta abbondanza d’oro non dovea aver posseduto neppure il re Salomone (1). La camera in cui fu a far visita ad una Dolfin allora da parto, 1’ abbagliò per modo eh’ ei dice troppa sarebbe stata tanta magnificenza alla stessa duchessa di Milano non che a semplice dama. L’ornamento di quella camera, la quale pur non si estendeva oltre alle dodici braccia, potevasi stimare duemila ducati (zecchini) ; erane il soffitto tutto d’ oro e azzurro oltramarino, le pareti così ben lavorate da non potersi dire ; una sola lettiera del valore di cinquecento ducati; nè minor ricchezza mostravano le cortine, gli arredi del letto, il vestito della puerpera, cui facevano corteo venticinque donne tanto coperte di gioie da superare ogni credenza. « Ho considerato, scrive il buon frate, le qualità de questi gentilhomeni venetiani, che sono per la maior parte belli homini e grandi, astuti, e in le loro faccende molto sub-tili ; e bisogna chi (ha) a contractare con loro tenda bene le oregie e li ogii (occhi) ; sono alteri ; credo sii per il grande dominio hanno. E quando nasce uno fiolo ad uno (1) Viaggio di Pietro Casola a Gerusalemme tratto dall’autografo esistente nella biblioteca Trivulzio, e pubblicato con annotazioni per cura del conte Giulio Porro distinto cultore delle lettere. Milano, Ripamonti Carpano, 1855, in pochi esemplari. Il frate milanese ed il tedesco (Faber) concordano nelle meraviglie che scrivono di Venezia.