aver sempre avuto Bologna in conto di amica e alleata e desiderarne ogni prosperità; non mancherebbe dunque Venezia de’ suoi buoni uffici presso Sua Santità per impetrarle quanto desiderava, ma che se non potesse ciò conseguire, essa come sempre devota al Pontefice e legata per recenti trattati, non potrebbe immischiarsi d’ altro ; essere i suoi confederati per la maggior parte vassalli della Chiesa, che non potevano onestamente far cosa che a questa dispiacesse ; bombarde e polvere non poter somministrare ai Bolognesi per le anzidette ragioni ; pregavali anzi la Repubblica volessero lasciar partire il Sanseverino che ricevuto avea il danaro della condotta sua e che si trovava quindi vincolato al servigio de’ Veneziani (1). Intanto facevasi dal papa grande accolta di genti : i vicini signori, assuefatti a condursi all’altrui soldo, volentieri offrivano i loro servigi al pontefice che solo poteva pagarli, e Ladislao Guinigi, figliuolo del signore di Lucca, venne spontaneamente ad assalire i Bolognesi prima che Martino V vel mandasse (2) ; altrettanto fece Carlo Malatesta signore di Rimini ; gli stessi Fiorentini, d’ordinario protettori degli Stati liberi, stanchi della sostenuta guerra contro Filippo Visconti, ricusarono di riconoscere il nuovo governo. Laonde nuovo oratore Marco Canedolo rinnovava le istanze alla veneziana Repubblica, alla quale esponeva lo angustie della sua città ed implorava pronta assistenza, altrimenti sarebbero i Bolognesi costretti a prendere altro disperato partito : supplicava la Signoria volesse ricevere come raccomandata quella città, provvedendo a’ rimedii opportuni per soccorrerla o palesemente o in secreto ; ne disponesse come più le paresse e piacesse essendo disposta a non dipartirsi dagli fi) Secr. X, p. 171 e avanti. (2) Sism. L. LXV.