246 dando il pensiero dell’ oratore greco di recarsi anche a Firenze, al Papa, e agli altri principi ad impetrare sussidii, i quali quanti più fossero tanto meglio ; circa poi alla domanda che ei faceva di quelli della Repubblica, questa rispondeva, ben sapere in quali ristrette condizioni essa allora si trovasse a causa della sua guerra in Lombardia, onde difficilmente avrebbe potuto compiacere al suo signore ; tuttavia, udito ciò che fossero per fare gli altri principi d’Italia, non mancherebbe Venezia della parte sua; acconsentiva intanto a somministrare all’impero nitro e corazze che man-derebbonsi al Bailo, il quale ne farebbe la consegna, pagate che avesse l’imperatore le relative lettere di cambio (1). Stretto intanto sempre più da’ Turchi, Costantino fece chiuder le porte della città, e Mohammed ad impedire che i despoti Tommaso e Demetrio venissero in soccorso del fratello imperatore, mandò a devastare i loro Stati nel Peloponneso (2) ; poi per abbattere le mura di Costantinopoli fece fondere in Adrianopoli il più grande cannone di cui faccia ricordo la storia dell’ artiglieria, il quale lanciava palle di pietra di dodici spanne di circonferenza e del peso di dodici centinaia, cinquanta paia di buoi potevano appena muoverlo, settecento uomini erano destinati al suo servigio. E quando ebbe sparato, tremendo fu il fragore ; il fumo avvolse tutta la città ; Mohammed, avvalorato dalla speranza che metteva nella forza di questo cannone, nel gran numero e nel valore delle sue truppe, in alcune profezie perfino che circolavano tra il popolo della caduta di Costantinopoli, altro non volgeva in mente che guerra e conquiste. A tali notizie, la Repubblica affrettavasi a scrivere in data 31 agosto a Gabriele Trevisan vice-capitano del Golfo, che immediatamente partisse colla galea di Creta, dirigen- (1) 1452, Secr. XIX, p. 122. (2) Hamm. IV, 508.