506 tomba (1). La sua fama però, assai più che non sarebbe sulla pietra, durerà eterna nelle sue opere. Dopo quanto abbiamo esposto relativamente alla isto-riografia veneziana, alle tante ambasciate sostenute da’prin-cipali personaggi della Repubblica e alle frequenti arringhe nei Consigli, sarebbe vana opera trattenerci a dimostrare quanto dovesse fiorir in Venezia la eloquenza. Quella dei Consigli era semplice, chiara, esprimevasi nel nativo dialetto, ma con sane e stringenti ragioni, e già avemmo occasione di riferire alcuna arringa o almeno «qualche brano ; quella ai principi era in lingua latina, e i registri delle varie magistrature e la cultura de’ nobili in generale, bastar devono a mostrare che la lingua del Lazio non neglessero. Restano monumento onorevolissimo della sapienza diplomatica veneziana le tante relazioni e i dispacci degli ambasciatori in tutte le parti d’Europa, i quali fan prova della grande perspicacia, della chiarezza e precisione nell’esposizione di quanto vedevano ed udivano. Sono quelle relazioni e quei dispacci fonti perciò preziosissimi non solo della storia veneziana, ma altresì di quella degli altri po- ti) Si era composto egli stesso il seguente epitaffio : Nec tu hoc despice quod non vides sepulchrum SeU »8 ADVENA, SEU URBANUS ; Ossa sunt hic sita Marini Sanuti Leonardi Filii Senatoris clarissimi Rerum antiquarum indagatoris Historiae venetorum ex publico decreto Scriptoris solertissimi : Hoc VOLUI TE SCI RE : NUNC BENE VADE T ai,e Vixit ANN1S (lxix) mensibus (x) diebus (xii) Obiit (pvud. non. APR. MDXXXVl). Pubblicato da Rawdon Brown nei suoi Ragguagli sulla vita e sulle opere di Marin Sanuto t. ITI.