111 perchè non altrimenti che farebbe il sole se d'improvviso mostrassesi nel seno della notte profonda, tutti i cuori a me dinanzi s’ aprivano, n’ uscivano i cervelli, ed eglino festeggiavano la mia comparsa con tal suono ripetuto e incessante di mani e di bastoncelli e di voci, eh’ io ne disgrado, o spiriti d’ abisso, il vostro potere. Oh in terra conoscono la virtù I Eaco. E tu? La Todi. Io rispondere, quando me ne ricordava, con un sorriso, un inchino, un recarmi la mano al cuore, ed ei di più non volerne, chiamarsi paghi, beati di tanto, e raddoppiare il rumore. Eaco (tra se). (Affé mia che non so cui dare più il torto se a questa vescica che sì enfiata nè pigliò tanto vento, o non piuttosto a quella pazza creta de’ mortali che tanto l’enfiava). Ma di’; quale strana influenza, qual fascino aveva mai il tuo sembiante, quale benedizione uscia di tua vista, che al solo vederti ne volasse il cervello alle genti? Forse che allo splendor de’tuoi lumi la gragnuola cessava, o consolavi di benigne rugiade 1’ arsura? O fuggivan le febbri? Od almeno empievi di quattrinelli le tasche? La Todi. No; quanto alle tasche, piuttosto le rnungea, le votava: la gragnuola era io. Quan-