389 stessa del Duomo, in tal giorno in cui i Medici non potevano esimersi dell’ assistere al divin culto, per accompagnarvi un nuovo cardinale teste eletto, Raffaele Riario, nipote del conte Girolamo, all’ età di soli diciott’auni. I congiurati stavano già in chiesa, già eravi Lorenzo e con lui il cardinale, mancava Giuliano. Francesco dè’ Pazzie Bernardo Bandini andarono perciò a cercarlo e ne sollecitarono la venuta. Al momento concertato, e mentre tutti erano assorti nella devozione della messa, il Bandini, alzato improvvisamente il pugnale, ferì nel petto Giuliano ; Francesco de’ Pazzi il finì. Non così riuscirono i duo preti Antonio di Volterra e Stefano Bagnoni che aveano assunto l’uccisione di Lorenzo, il quale debolmente ferito, potè sbarazzarsi da loro e salvarsi nella sagrestia. I seguaci de’ Medici leva-ronsi quindi in armi, e dopo un vano tentativo fatto dai congiurati per sollevare il popolo, furono presi e messi a morte. Lo stesso arcivescovo Salviati verme appeso alle finestre del palazzo. Appena giunse la notizia dell’ orribile fatto a Venezia, il Senato scriveva il 28 aprile 1478 alla comunità di Firenze (1) condolersi della morte di Giuliano e di Francesco Nei, che si era parato avanti per difenderlo, e del pericolo „.corso dallo stesso Lorenzo; diceva aver già tenuto colloquio cogli oratori di Milano e di Ferrara per divisare ai modi di dar soccorsi alla città arnica ove occorresse, e mandava tostamente con tale missione Giovanni Emo incaricandolo inoltre di dare esatta informazione dello stato delle cose. E siccome era venuto in qualche sospetto anche il cardinale Riario di aver avuto alcuna parte nella congiura, i Fiorentini scrivevano alla Repubblica domandando consiglio del come avessero a regolarsi sul conto suo. Al che rispondeva il Senato il 22 maggio : * pare a noi (1) Secr. XXVIII, p. 89.