181 suoi capitani, liberar Genova e il suo territorio, rendere all’ impero le terre a questo spettanti : rifiutando, veniva dichiarato scaduto dalla sua dignità e minacciato delle scomuniche papali. Nel caso di guerra, doveano i Veneziani mettere in campo dieci mila cavalli e quattromila fanti (1), e l’imperatore tremila cavalli e almeno cinquemila Svizzeri, impegnandosi inoltre lo stesso imperatore a conferire alla Repubblica l’investitura delle terre dell’ imperio che essa teneva (2). In pari tempo la Repubblica non intermetteva offici per venire ad un componimento col patriarca d’Aquileja, e venuto a Venezia pel concilio Simon della Valle, il Senato approvava e lodava quanto quello avea fatto per conseguire la riunione della chiesa greca e a vantaggio della fede cattolica; darebbe le quattro galee domandate perlevare l’imperatore di Costantinopoli, disposto a recarsi al Concilio, nella speranza di ottenerne soccorsi contro gli Ottomani ; concederebbe si stipendiassero nel proprio dominio trecento balestrieri a difesa di Costantinopoli ; consentirebbe anche ad un prestito al medesimo Concilio, e a dargli ogni sicurtà nel caso che volesse trasportarsi nel Friuli, purché si continuassero intanto le trattative di pace col patriarca (3). Spaventato Filippo per la lega che si andava formando contro di lui, pensò, cedendo alle insinuazioni di Nicolò marchese di Ferrara, di venire intanto alla conclusione della pace col papa (10 agosto 1435) per la quale cessò la guerra di Romagna, Imola fu restituita al pontefice e Bologna tornò altresì all’ obbedienza (4). Nè lasciando peranco le negoziazioni colla lega, anche tutto il 1436 scorreva, (1) Prevedendo la prossimità della guerra aveano condotto ai loro stipendi Francesco Sforza fino dal nov. 1434, Secr. XIII, p. 122. (2) Comm. XIII, p. 1. (3) 28 Giugno 1436, Secr. XIII, p. 257. (4) Murat. an. 1435.