269 gior Consiglio. Nello stesso tempo venne ordinata diligente ricerca di quelli da cui Jacopo avesse ricevuto doni (1), che doveansi loro restituire per onore della Repubblica, ed intimato a tutti che da lui avessero avuto oggetti da nascondere, di depositarli al Consiglio fino all’otto di marzo sotto gravi pene ai contravventori. Tutt’i componenti il Consiglio e i principali testimonii, come Priamo Contarini, Andrea Dandolo di Jacopo di s. Maria Zobenigo e Natale Ve-nier, ebbero licenza di portar armi (2), tale essendo il costume in tutt’ i casi gravi e che potevano compromettere la vita de’ giudici o di quelli che aveano parte in un processo. Il 25 procedevasi contro Gasparo servo di Jacopo (3) e suo incaricato, partecipe dei doni e delle inamene, come si esprime il barbaro latino di quel tempo. Fu condannato a due anni d’ esilio e alla perdita d’ ogn’ impiego e benefizio in Venezia; era stato proposto che avesse a restituire ducati quaranta che gli restavano del danaro avuto dal duca di Milano ed altri dieci che avea avuto per un’ elezione al vescovato di Concordia, ma gli furono condonati, contentandosi del suo allontanamento. Procedevasi pure contro certo Oliviero Albanese capitano del Porto che avea favorito la fuga di Jacopo e che fu privato dell’ impiego ed escluso da ogni altro ufficio per l’avvenire ; statuendosi inoltre che da ora innanzi il capitanato del Porto non potesse essere più conferito se non a cittadino originario veneziano. Procedevasi finalmente contro Pietro Varoter tedesco, altro servo del Foscari, complice anch’ egli del suo padrone e che fu privato d’ ogni ufficio con divieto di più restare al servigio del doge o di abitare in palazzo. Anche questa (1) Circostanza importante perchè prova le realtà della colpa. (2) Consiglio X, 172, 174, 178. (3) Misti Cons. X, n. 12, p. 174.