178 desistere, ma egli neppure aver consentito a trattare col cardinale che se ne tornò senza effetto alla romana curia ; allora il papa stesso essere stato contento gli movessero guerra, guerra intrapresa per propria sicurezza, a difesa propria, guerra lietamente veduta dagli stessi abitanti del Friuli cui il tirannico governo del patriarca era divenuto insopportabile, e che volentieri fecero la loro sommessione alla Repubblica. Come tacciar questa adunque di spogliatrice della Chiesa ? Vedessero intorno a sè quanti piccoli tiranni usurpato avessero infatti terre e città a questa spettanti, e malamente reggendole tuttavia pacificamente le si godevano ; e contro i Veneziani che nulla usurparono, che solo il bene procuravano de’ sudditi, perchè menarsi tanto scalpore ? E mentre cosi cercavano i Veneziani difendersi al Concilio colle ragioni, colle proposte di accomodamento e coi maneggi ; poi consultati i dottori di Padova sui propri diritti ne mandavano le decisioni a tutt’i principi (1), incominciava la guerra contro il Visconti divenuta sempre più inevitabile. Imola, cacciate le truppe del papa, avea ricevuto un presidio milanese corìtro l’espresso tenore dei trattati, i quali vietavano al duca di Milano d’ingerirsi nelle cose di Romagna. Furono mandati a difesa di quella provincia Gattamelata come generale dei Veneziani e Nicolò da Tolentino pei Fiorentini, ma il Piccinino accorso dalle vicinanze di Roma, e venuto a battaglia colle truppe della lega il 28 agosto 1434 presso Castelbolognese, diede loro una totale sconfìtta, rimanendo lo stesso Nicolò da Tolentino prigioniero, e con esso Giampaolo Orsini, ed Astorre Manfredi signore di Faenza, Cesare Martinengo ed altri (2). (1) 5 Gennaio 1435?6 Secreta XIII. (2) Il dispaccio del Senato (17 sett.) agli oratori in Basilea dice che i soldati della lega erano stati dapprima vincitori, ma dipoi inseguendo il nemico fin sotto le mura d’Imola, i viscontiani soccorsi dagli abitanti aveano voltato faccia e trionfato. Secr. XIII, 109 t.°