218 di lui fratello, s’avanzava effettivamente verso Milano, quando il 7 d’ agosto il duca Filippo infermò e il 13 morì nel castello di Porta Zobbia, senza lasciare dopo di sè prole maschile. A tale notizia i Veneziani, che già prima aveano fatto provvedimenti per salvare Ravenna, alla quale pareva mirasse lo 'Sforza (1), mandarono tostamente a Milano il secretano Bertucci Nigro (2) colla commissione di sollecitare quanto fosse stato possibile il viaggio, e presentarsi al Comune assicurandolo dell’ affetto della Repubblica, nè che mai avrebbe di sua volontà portato guerra contr’esso, mentre le armi sue erano state rivolte sempre solo contro il duca perturbatore d’Italia ; si valessero or quindi i Milanesi della favorevole congiuntura a rivendicarsi in libertà, e a conservarsi in questa, offerendosi la Repubblica di sostenerli per ogni modo, pronta com’ era a stringersi con essi in lega (3). Parlasse anche coi principali cittadini per persuaderli a ridurre quella città a libertà (4) ; vedesse se vi fossero in Miti) 27 Mag. 1447, Secr. XVII, p. 142. (2) 17 Agosto, Secr. XVII, 155. (3) 17 Ag. 1447, p. 155 t. Tutte le seguenti pratiche non sono ricordate dagli storici e neppure dal Muratori nei suoi Annali ove dice che 1’ ambasciata mandata da’ Milanesi per ottener pace e far lega fu quasi accolta con riso. Il Sismondi poi accagionando egualmente i Veneziani di aver rifiutato la pace, ne incolpò come al solito 1’ ambizione del Foscari e la loro falsa politica, deplorando come si ostinassero senza ragione a guerreggiare la repubblica di Milano, quando invece uniti con essa e con Firenze le tre repubbliche avrebbero potuto salvare l’Italia dall’ invasione straniera. E Darù spropositando al solito : « Prima che il duca morisse i Veneziani erano collegati collo Sforza, subito dopo morto ne furono nemici ». L. XVI. (4) Per inducendum eos ad reducen&um eam civitatem in libertate. Secr. XVII. Il conte Sagredo nel suo articoletto sull’ isola di s. Cristoforo, non giustamente scrive : « La storia rimprovera sempre ai signori Veneziani la colpa del non aver esaudito i fratelli chiedenti soccorso, 1’ errore del preferire nel dominio di Milano un guerriero prode nemico potente efferato valoroso nelle armi, anziché una Repubblica colla quale comuni erano gl’interessi, analogo il reggimento». Quanto è maggiore la stima, in che io tengo quel degno patrizio, che con tanto amore ed erudizione illustra le cose patrie, tanto più cor-revami debito di questa rettificazione.