412 non essere la Repubblica a lui punto inferiore in nessun riguardo, ma ben più di lui aver date prove di attaccamento alla Santa Sede ; la decretata guerra or convien che si prosegua, e come la benedizione in addietro data alle veneziane armi non può mancare, così non dubitarsi punto del buon successo di una guerra a cui 1’ autorità del Sommo Pontefice avea mosso, spinto, sollecitato (1). Il Sanse verino specialmente confortava la Repubblica a tener fermo, promettendole tra breve il possesso di Ferrara, e fu assoldato a maggior rinforzo il duca Renato di Lorena (2), essendo tornate vane le proposte di mediazione del vescovo di Forlì oratore dell’ imperatore (3) (il quale faceva conoscere alla Repubblica come S. M. lungi dal dare ascolto alle suggestioni de’ suoi nemici, sarebbe anzi disposta ad entrare con essa in alleanza), e quelle altresì del vescovo di Lisbona (4) e di un nunzio di Lorenzo de’Medici il quale manifestava la poca soddisfazione reciproca che esisteva nella lega (5). A tutti e al re di Castiglia (6) fu risposto sponendo le proprie ragioni e l’ostinazione mostrata dal duca. Nè valsero a smuovere la Repubblica il fallito tentativo di Antonio Giustinian capitano generale in Po che fatto uno sbarco per riconoscere il paese, era stato preso in una imboscata dai Ferraresi e condotto a Ferrara ov’ era per uccidersi se non veniva trattenuto dal guardiano ; nè la notizia che il re di Napoli metteva in mare trenta'galee, ed il papa ne forniva altre cinque da Ancona a’ danni della Signoria. Bensì fu uopo a questa fare nuovi provyedimenti e tant’era il bisogno di denaro, che si vendette la gastaldia di Crose, la (1) Lett. in Malip. p. 272 idibus Jan. 1482?3. (2). Comm. XVII, 16 mag. 1483, p. 18. (3) Secr. XXXI, 14 marzo, pag. 6. (4) 15 Maggio, pag. 20. (5) Ibid. p. 31. (6) 4 Marzo, p. 13.