448 cristiani ; un frate, strappata ad alcuno una croce, asceso sulla più alta torre del castello ov’erano già l’arcivescovo di Chalnor (?), il vescovo di Avila, il vescovo di Malaga e molti altri ecclesiastici, intuonò il canto 0 vera Crux, ave spes unica; il fervor religioso non trovava modi sufficienti a dimostrarsi ; sperava la Spagna che liberata dal dominio straniero e di gente di altra credenza, sorger dovessero per lei giorni più felici. Vana illusione! Cominciarono per lei invece le sciagure, dacché vinti i Mori crebbe nei grandi l’orgoglio, fu allontanato il popolo dalle armi e toltagli la parte avuta nel governo fino a che quelli ebbero bisogno di lui e accarezzarlo ; dacché alla tolleranza succedette la più crudele e sistematica persecuzione ; dacché furono abbandonate quelle fonti di ricchezza agricola, commerciale ed industriale già aperte dagli Arabi e dagli Ebrei i quali furono insieme cacciati. La notizia della conquista di Granata empiè di gioia i principi cristiani, nè la Repubblica di Venezia si mostrò da meno degli altri nel mandare suoi ambasciatori a congratularsene con quei re (1), coi quali fino allora era passata in ottimo accordo (‘2) ; sebbene fino dal secolo XIV la Spagna, favorita dalla sua propizia giacitura, avesse cominciato a crearsi una flotta, non era ancora però tale da destare la gelosia dei Veneziani, anzi vedemmo come questi ne ricevessero aiuti nelle loro guerre contro i Genovesi (3). Nè davano loro sospetto i suoi bastimenti mercantili, poiché essendo allora la sola Venezia in possesso di quasi tutto il commercio meridionale il qual traeva il suo princi-pal alimento dal Levante, non avea a temere di competitori, e tutt’ al più avea a ribattere qualche assalto di corsari, (1) Malip. p. 311. Sanudo ecc. (2) Privilegi di Ferdinando ai mercanti veneziani. Comm XVII, 1485, p. 79. (3) Vedi tomo III, pag. 166 e av.