219 lano_se dagli stipendii, di questa città passar volesse a quelli della Repubblica, alla quale dovesse però cedere Cremona (1). Le trattative furono segretamente continuate e condussero al trattato di Rivoltella (18 ottobre) pel quale i Veneziani dovevano aiutare il Conte a farsi signore di Milano, pagargli fino a quell’acquisto tredicimila ducati d’oro il mese, gli avrebbero dato intanto un’ antecipazione di quaranta-mila ducati, ed egli prometteva cedere loro Crema e la Ghiaradadda e quanto possedevano per l’ultimo trattato con Filippo (2). I Milanesi dal canto loro, per liberarsi da quel troppo potente capitano, mandarono a propor la pace ai Veneziani i quali risposero non poter ora più dar loro ascolto, dacché si erano accordati collo Sforza (3 novembre 1448 (3). Appena firmato il nuovo accordo, lo Sforza, volte le armi contro quelli cui egli aveva fino allora servito (tanto erano malfide quelle truppe di mercenarii, tanto sleali quei condottieri che allora formavano gli eserciti di ogni Stato d’Italia), strinse la stessa Milano alla quale intimò volesse riconoscerlo per suo signore. Ma il popolo, suscitato dalle parole di Giorgio Lampugnani, rispose colle ingiurie e col dichiararsi pronto a disperata difesa. Fu eletto a generalissimo Francesco Piccinino, ebbe Carlo Gonzaga il comando della guarnigione, furono chiamate al soldo tutte le lande spezzate, cioè corazzieri senza impiego, che andavano girando per l’Italia ; mandaronsi lettere a Federico III re dei Romani, al re Alfonso d’ Aragona, al duca Luigi di Savoja, a Carlo VII di Francia, al Delfino, al duca di Borgogna per ottenere soccorsi. (1) 20 agosto 1448 Secr. XVIII, 32. (2) Ib., p. 48 e Lunig. IV, sez. VI, p. 90 e Comm. XIV, 21. (3) Secreta XVIII, p. 60.