49 loro ritorno a Padova, portarono seco lina bandiera di zendado cremisino coll’imagine di s. Marco trapunta in oro, da spiegarsi in piazza nelle feste solenni. Lasciò la Repubblica anche a Padova con qualche modificazione i suoi Consigli, i suoi magistrati, preseduti però dal Eettore e dal Capitano, che ricevevano da Venezia le loro istruzioni. Durava il Rettore dapprincipio un anno, poi sedici mesi, non poteva mercatare, nè ricever doni, do-vea invigilare alla giustizia, alle fortificazioni, visitare gli ospedali ecc. Ritirava il suo stipendio, metà dal Comune, metà da Venezia ; altri patrizii col titolo di Podestà mandava la Repubblica i'i Este, Montagnana, Monselice, Cam-posampiero, Cittadella, Piove, Castelbaldo; al governo di Oriago, Teoio, Conselve, Auguillara, Mirano, Arquà, il Consiglio padovano deputava suoi nobili col titolo di vicarii. Il Consiglio dei cento, col Podestà, col capitano, coi deputati ad utilia (1), coi Proveditori delle chiese, col-1’ avvocato e col sindaco del Comune si adunavano a deliberare dei bisogni della città; altre cariche sostenute da nobili padovani furono il Consiglio de sedici, in luogo degli antichi Anziani, i Deputati ad Pias Causas, i Proveditori (dia Sanità, i Signori alle biade, i Presidenti alla Milizia, i Correttori all’ estimo, i Protettori dei monaSterii, i Censori alle Pompe, il Contradditore alle parti, i Cavalieri del Comunef i Tesorieri, i Presidenti alla pace, agli orfani, agli ori e alle monete, ai cuoi, al lazzaretto, al Prato della Valle, all’ Adige, alle strade, alle esazioni, agl’incendii ecc., mentre conferivansi a cittadini non nobili gli ufficii di giudici di Palazzo, di notai, cancellieri, vice-cancellieri, archivisti, fattori di città ed altri subalterni (2). (1) Erano pure a Vicenza. (2) Debbo queste notizie relativamente a Padova alla gentilezza del sig. A. Gloria archivista Municipale. Vol. IV. 7