/ 218 gamo. Per tal modo fu piena la rotta dell’esercito veneziano, in cui tuttavia combattevano molti distinti capitani, come oltre l’Attendolo, Lodovico Gonzaga, marchese di Mantova (1), Bartolomeo Coleoni (2), Gentile Leonessa, il conte Carlo da Montone, Tiberto Brandolino, Giovanni Conti romano, Guido Rangoni, Cesare Martinengo, Tartaleo da Trieste ecc. (3). Alla notizia della sconfìtta dell’ esercito, Caravaggio e gli altri castelli si arresero. Si avanzò lo Sforza sino a Brescia, ma non l’ebbe ; la Repubblica si affrettò a rinforzare la squadra navale sul lago di Garda affidandone il comando a Maffio Contarini il Guercio. Di poi la Repubblica, non mancando neppur in questa occasione a quella fermezza nelle avversità che sempre la distinse, levato il comando all’ Attendolo e confinatolo a Conegliano, luogo che prima gli era stato dato in feudo con una pensione di mille ducati annui, volse 1’ animo a raccogliere nuovo esercito, e chiamare nuovi condottieri al suo servigio ; ottenne sussidii, a tenore della lega, da Firenze ; mandò Pasquale Malipiero e Giacomo Antonio Marcello a raccogliere i fuggiaschi dal campo di Caravaggio. Ma intanto propizio evento si presentava a rialzare la sua fortuna. Le vittorie dello Sforza aveano già ingelosito i Milanesi, vieppiù eccitati dai Piccinini suoi eterni nemici ; egli dal canto suo disgustato della diffidenza e degli ostacoli che cercavano opporre alle sue nuove operazioni, alie-navasi ogni dì più da loro. Laonde si prestò volentieri ai maneggi già in addietro introdotti dal suo ministro Angelo Simonetta insieme col provveditore veneziano Pasquale Malipiero, offrendo i Veneziani allo Sforza la signoria di Mi- (1) Sua condotta 18 gen. 1446 Comm. XIV, p. 1. (2) Sua condotta 21 mag. 1448 Comm. XIV, p. 12 t. (3) Sua condotta 8 marzo 1447 Comm. XIV, p. 4.