63 coll’obbligo di dare avviso della sua venuta un mese prima; avrebbero libero il passo i mercatanti nei reciproci terri-torii ; una parte non potrebbe recar aiuto ai nemici del-1’ altra ; continuerebbe il papa a maneggiare la pace, non potrebbe però definitivamente conchiuderla senza il consentimento di ambedue le parti ; intanto riterrebbe ciascuna le terre che attualmente possedeva ecc. (1). Altra tregua pure di cinque anni fu conchiusa col duca Federico d’ Austria (2), per mediazione dello stesso Sigismondo (3) e deposte così alfine le armi, fu volto il pensiero a rimarginare le piaghe fatte dalla guerra nelle sostanze dei cittadini. Furono a ciò nominati dieci nobili coll’incarico di sminuire le spese e di estinguere in parte il debito pubblico. Si procacciarono fondi coll’ accrescere la misset-taria, cioè la tassa sulle senserie ; si vendettero beni del comune ; si destinarono le rendite del sale che si vendeva nelle provincie di Terraferma, a comprare imprestiti, cioè a ritirare i biglietti emessi durante la guerra, a diffalco del debito pubblico. Sigismondo profittando della tregua entrò in Lombardia, e recatosi a Lodi s’incontrò con papa Giovanni XXIII, col quale s’accordò pel Concilio da raccogliersi in Costanza ;. trovavansi colà anche gli oratori veneziani Tomaso Moce-nigo, Antonio Contarini e Francesco Foscari e continua-vasi sempre a trattar della pace. Fedele però la Repubblica a’ suoi trattati con Ladislao re di Napoli erasi rifiutata di concedere alle genti del re il passaggio per andare a combatterlo (4), e attenta alle vicende d’Italia e del (1) Commem. X, p. 130. L’ atto è dato in Patria Foro Julìi apucl Castellettum. (2) Commem. X, p. 131. (3) Secreta V. (4) Secreta V, 133 t.°