277 cadere sul Visconti (1), di cui ben si conoscevano le arti, piuttosto cbe sul doge, il quale niun saggio avea mai dato di crudeltà. Fatto è che nessun indizio si trova nei documenti di alcun’ accusa intentata a questo proposito contro i Foscari, e sì che la cosa era di tal natura da non si passare per certo sotto silenzio, e il Consiglio de’ Dieci non avrebbe lasciato di fare le sue indagini. Da ciò parali si veda in qual conto si abbia a tenere la narrazione di qualche cronista, che Jacopo figlio di Pietro scrivesse dopo la morte del padre in un suo libro di negozio quelle due morti a debito del doge, e ottenuta che n’ ebbe vendetta, aggiungesse di contro le parole : U ha pagata. Se Jacopo avesse veramente creduto il doge reo di quelle morti, perchè non promuoverne il processo, perchè non farne cenno allorché tanto si adoperò, come si pretende, per la sua destituzione ? Invece non troviamo in tutto il secondo processo comparire che il solo Lodovico Loredano e semplicemente nell’ aggiunta domandata dal Consiglio ; abbiamo notato che nel primo processo, Francesco Loredano propose un’ emenda perchè si facessero maggiori ricerche ; laonde non possiamo ammettere, se non con molto riserbo, che le sciagure di casa Foscari fossero opera dell’ odio de’ Loredani. Un tribunale allo scopo di scoprire un delitto deve ad ogni modo farsi coscienza di tutti gl’ indizii e cercar di seguirne le traccie fino all'ultimo. Quindi arrestato il 2 gennaio 1451, Jacopo Foscari, per facoltà speciale data dal Consiglio alla giunta d’inchiesta, (quantunque si trovasse già investita di pieni poteri d’ arrestare ed esaminare qualunque individuo le paresse opportuno) fu mandato tosto ad (1) Difatti l’epigrafe sepolcrale dice : Demum bello Philippico Pa-daiiae classis praefectus per insidias hostium veneno sublatus. Quanto