183 dello Sforza in Lombardia non sarebbe punto nocevole all’impresa di Lucca (1), ed obbligherebbe anzi il duca a ritirar le sue genti ; finalmente lo Sforza mosse alla volta del Po, ma ben presto venne in disgusto colla Repubblica, insistendo egli di non volerlo passare se non nel prossimo marzo (2). Essendosi intanto il marchese di Mantova ritirato dal comando, ne fu investito il Gattamelata (3). Cosimo stesso venne a Venezia a trattare delle cose comuni e indurre la Repubblica a pacificarsi col Conte pagandogli il convenuto stipendio, al che rispondeva il Senato (4), che pensando a quanto lo Sforza avea fatto da tre anni in qua, Firenze non avea a lagnarsi al presente se la Eepubblica non poteva consentire al suo ritorno in Toscana, e rifiuta-vasi di pagargli gli stipendii quando non passasse il Po (5). Tanta freddezza nei Fiorentini derivava da quell’ acquisto di Lucca a cui sempre agognavano e per attendere al quale fino dal luglio s’erano mostrati propensi ad entrare in nuove trattative col duca, che offeriva di affidarne il maneggio allo Sforza (6), o al marchese di Mantova (7). Lo Sforza, mosso dalla speranza con cui sempre allettavalo Filippo, del maritaggio della figlia Bianca', e quindi d’una eventuale successione nel ducato di Milano, seppe persuadere i Fiorentini ad accordarsi coi Lucchesi ritenendo quasi tutte le castella di questi, e si riconciliò col Visconti (8). Forse fu codesto accordo dei Fiorentini con Lucca che diede motivo a parecchi storici di accusarli d’ aver abban- (1) 19 Nov. p. 73. (2) Secr. XIV, p. 77 t.° nov. 1437. (3) Ib., 23 Die. p.J.83. (4) 21 Die. p. 82. (5) 31 Die. Secr. XIV, p. 85. (3) 24 Luglio, Secr. XIV. (7) 17 Agosto ib. p. 51 t.° (8) Apr. 1438.