XVI. 3oS Marino Faliero.—Tragedia del sig.Cicconi (*). Il signor Cicconi è -veramente poeta; poeta per la bellezza e novità delle immagini; poeta per la passione e la vena; poeta infine per la ricchezza e il magistero della frase poetica e del- lo stile. Le sue tragedie per quanto ci è lecito giudicare e dulia Parigina che abbiamo letta a stampa e dal Marino Fallerò eh’egl’ improvvisò l’altr’ieri sera nella società degli Apollinei, sono un luminoso complesso dei voli più immaginosi sull’universa natura, messi insieme e collelegati fra loro sol quanto è mestieri per riferirli al dato argomento: ond’è che si dee piuttosto valutar la poesia, che non considerar la tragedia. E certo l’origine deiramore d’Alvise, la storia di quel fiore, che per lui e l’Angiola, la sposa di Faliero, fu come il libro di Galeotto ai due amorosi cognati ; la descrizione della Fama, il sogno di Marco, le lodi di Venezia, ed altri bei tratti, che non raccolse la fuggevol memoria, non solo furono maravigliosi a udirsi dall’improvvisa orazione, ma nè anche fermati in carte non avrebber perduto del loro splendore. (*) Sabato, 20 luglio i833.