504 zia Veniero, probabilmente nella casa di sua famiglia a san Giacomo ¿all’ Orio, sulla quale vedesi ancora il suo stemma d’una fascia azzurra in campo argenteo, fissa sul muro al di sopra della porta grande d’ingresso (1), spiegò fin dall’ infanzia grande attitudine allo studio ed amore singolarmente alla ricerca di cose patrie, onde fu per tempo da uomini distinti per sapere, grandemente accarezzato e stimato. Ma giunto appena al quattordicesimo anno ebbe a soffrire i colpi d’avversa fortuna, onde morto il padre, male amministrati i beni da’ fratelli, infedeli gli agenti, ei si vide ridotto alla miseria, del che così scriveva allo zio Francesco : « Sarà necessario metter la casa all’ asta, da ricchissimo son fatto misero, o padre mio, quant’ è la perfidia degli uomini ! Ma è prova di forte e costante animo non perturbarsi nella miseria, e tutto sopportare con animo invitto ». Cercò infatti più che mai conforto negli studi, e fino dal 1498 avea già composti molti volumi di patria storia, di cui non poco profittò il Bembo. Sembrar può quasi incredibile quanti codici egli da per tutto si procurasse, quanti ne facesse copiare, quanto frugasse negli archivi, e consultasse le memorie private, delle quali più che alcun altro potè avere gran copia. Dal che uscirono que’ suoi monumentali Diarii dal 1.° di gennaio 1496 al mese di settembre 1533, due anni e sette mesi prima della sua morte, lavoro unico per la sua mole, per la semplicità e verità ingenua che vi traluce ad ogni passo, e che tratta d’ un’epoca tanto importante della storia moderna ; lavoro in cui non solo trovi la sposizione minuta dei fatti, ma e giostre e feste, e (1) Vedi Ragguagli sulla vita e sulle opere di Marin Sanudo di Rawdon Brown I, p. 10.