16 9 riprese la guerra, e volgendo il cupido sguardo all’acquisto di Vicenza e fors’ anche di Verona, si strinse in lega con Guglielmo bastardo della casa Scaligera e coi suoi due figliuoli Brunoro ed Antonio, coi quali convenne il 27 marzo 1404 che Verona resterebbe a Guglielmo, Vicenza e Le-gnago perverrebbero al Carrarese. E siccome a codesta lega s’univa anche Nicolò d’Este marchese di Ferrara, Caterina più che mai spaventata, mandò ai Veneziani suoi oratori il vescovo di Feltro, Jacopo dal Verme e Rigo Scrovegno esule padovano offerendo Feltro, Cividale e Bassano se volesse far con lei causa comune contro il Carrara (1). Rispose il Senato molto dolergli codeste nemicizie che tanto compromettevano la quiete d’Italia, e vorrebbe vederne la fine ; quanto a sè siccome desiderava la pace, quelle offerte rifiutava. Ma poi tornando gli ambasciatori in sull’ offrire di mettere Vicenza, Verona e quanto avea di qua del Mincio sotto la protezione della Repubblica, questa ne domandava l’intera cessione (2) e maneg-giavasi la pratica, quando essendo intanto entrato lo Scaligero in Verona (8) ove poco dopo morì, succedendogli i due figli Brunoro ed Antonio, i Veneziani dovettero contentarsi di ottenere dalla duchessa Vicenza e sue pertinenze (4). Avviatosi dunque il Carrara a Vicenza, trovò la città per nulla disposta a venire sotto al suo dominio, che anzi preferendo sottomettersi alla Repubblica, avea mandato a Venezia ad offrire le sua dedizione. Poco dopo venne un (1) Ultimò di marzo 1404. Secr. I, 140 t. (2) Ibid. 2 apr. p. 141. (3) « Venerdì 18 morì Guglielmo e la domenica seguente furono ritenuti Brunoro e Guglielmo e messi in castello a s. Martino essendo andati a cena da Jacopo di Carrara e la notte seguente furono mandati a Padova con buona scorta. Il 22 Francesco vi tenne l’ingresso e al 25 fu gridato signore». (Cronic.hetta di Verona in Verci XVIII). (4) Secreta I, 141.