233 Quanto all’ Iefte comincieremo colà dove gli altri sogliono terminare i loro articoli. Pare che gl’ impresarii siensi piccati quest’ anno di generosità, e ci diedero uno spettacolo per quanto era in loro compito. A vederne la ricchezza di quegli abiti si crederebbe d’essere trasportato alla Fenice, alla Scala, inqualunque altro teatro in somma che non è quello di s. Benedetto. Chi si ricorda il misero pitocchino, in cui compariva al cospetto delle persone, or sono due anni, il sommo sacerdote d’Israello in questo stesso spartito, e la trista figura che ci faceva il povero Gianni, non può non ammirare la ricchezza dei veli e delle vesti ond’ è ora degnamente ravvolto 1’ Orlandi. Si peccò anzi nell’ eccesso contrario : il manto d’ Iefte e d’ altri che si strascina nella polvere, è una vera esuberanza. La Cosatti nella vesta di Sulamide parte per quella naturale sua grazia, per quelle sue leggiadre movenze, e parte ancora per 1’ industria del sartore, ne acquistò nella persona un non so che divago, di angelico, d’ideale, che beato quel Gionata ; ma Gionata è appunto 1’ Alberti. Le scene sono condotte con quella esattezza che si lisa nei teatri tedeschi. Nella quarta dell’ atto secondo appare fra le nubi la luna : la sua luce è imitata alla perfezione, e come altre volte non si vide. 11 bell’ astro della notte si leva, fende