192 delle cabale, facendo vista che Francesco Sforza fosse in propria libertà, gl’ insinuò occultamente di passare nel regno di Napoli a sostenervi il partito di re Renieri d’Angiò contro d’ Alfonso col quale solo in apparenza erasi reconciliato, e spedì nello stesso tempo Nicolò Piccinino con buon corpo d’ armati in Romagna ove s’ impadronì di Bologna, ribellandosi allora anche Imola e Forlì e altre terre della Chiesa; lo stesso Ostasio da Polenta signore di Ravenna che in addietro s’ era messo sotto la protezione de' Veneziani, ora cedendo alla preponderante forza del Piccinino, con questo s’accordava il 21 aprile 1438 consentendo a cacciare il presidio veneto dalla città. I Fiorentini allora vedendo farsi sempre più minaccevole il pericolo anche per essi, s’ affrettarono a richiamare lo Sforza da Napoli, essendo egli ancora al loro stipendio ; i Veneziani non ristavano dal consigliare il papa a reconciliarsi con quel generale, lasciandogli la Marca d’ Ancona, questo essendo il suo unico mezzo di salvezza (1). Poco stette a giungere notizie, che anche il marchese di Mantova, dopo tante belle parole ed assicurazioni, si era accordato col duca (2) ; fu perciò dato ordine di sequestrare tutte le persone e gli averi dei Mantovani trovantisi a Venezia, e si mandarono navigli a correre i fiumi e prendere quante più potessero barche mantovane (3) ; una forte armata fu spedita in Po sotto il comando di Pietro Loredan (4) ; fu riassicurata Genova colla promessa di efficace soccorso (5); si rinnovarono le pratiche per riavere lo Sforza (6). Infine (1) 24 Maggio 1438 Secr. XIV, p. 113. (2) 9 Luglio 1438 Secr. XIV, p. 127. (3) Ib."p. 128. (4) 14 Luglio pag. 130. (5) Secr. XIV, 127. (6) Ibid.