201 polcro ove 1* avrebbero per certo fatto prigioniero. Così egli potè rannodare ancora alcune truppe in Romagna e tornare in Lombardia ove chiamavaio il suo signore. Nel seguente anno 1441 tornò la vittoria alle bandiere del Piccinino, ma tanto si alzarono le sue esigenze, che Filippo irritato si volse di nuovo allo Sforza con proposizioni di pace, che egli fu autorizzato dai Veneziani di ascoltare (1), e in seguito alle quali fu conclusa intanto una tregua (2). Recatosi poi a Venezia ebbe dal governo le basi sidle quali gli era concesso di trattare, e sollecitamente tornò all’eser-citò (3). Intanto la Repubblica si maneggiava anche coi Fiorentini e coi Genovesi onde acconsentissero anch’essi alle trattative di pace (4) facendone compromesso nel Conte, ed accettandosi anche la mediazione del marchese d’Este ove occorresse (6). Voleva a principio la Repubblica le conferenze si tenessero a Venezia, ma rifiutandovisi il duca (6), furono mandati al campo dello Sforza, a Cavriana, nel Mantovano (7), Paolo Tron e Francesco Barbarigo (8). Ridotte le pratiche a buon termine, lo Sforza prima di pubblicare la pace, volle celebrare i suoi sponsali colla Bianca figlia naturale del duca Filippo, tante volte promessagli, poi ritirata, e prender possesso della città di Cremona che dovea essergli ceduta ; di poi il 20 novembre 1441 fu resa pubblica la pace per la quale i reciproci possessi venivano restituiti come erano nell’ultima pace di Ferrara del 1433 ; sarebbe confine 1’ Adda che spetterebbe al duca di Milano, ma liberi reste- (1) Secr. XV, 6 ag. 1441. (2) 24 Ag. p. 94. (3) 26 Ag. p. 94 t.° (4) 30 Ag. p. 95, 96, 97. (5) Pag. 95 t.° (6) 16 Sett., p. 97. (7) 25 Sett., p. 98. (8) Loro commissione p. 98 e av. Dal che si vede come falsamente asserisca il Darù chela pace fosse maneggiata dallo Sforza di sua testa. VoL. IV. 27