a8o canta i quinarii non sia il più abile a dar risalto a quel difficile metro. La madre ebrea le i-Spirava bellissime ottave da lei trattate con epica grandezza ; nei quali argomenti tutti svolli da lei con rigorosa unità e nella vera strettezza dell’argomento, riscosse non pure l’applauso fragoroso e replicato, ma l’ammirazione del non facile pubblico accorso. Con egual esito ella cantò nella seconda Accademia; eia Madama della Vallière, alcune stanze del Goldoni tratto dinanzi a Minosse da’ vizii da lui sferzati j ma specialmente i quinarii dell’ Apostrofe all’ab. de l’Epeé, ridenti delle più belle immagini, e dal cui benefico trovato ella trasse le più ingegnose conseguenze, furono componimenti tali che non is-comparirebbero forse, non che uditi eall’impro-viso, letti e alle stampe. Alcuna volta nella seconda sua pruova la gentile poetessa s’arrestò è vero, e ripigliò il verso ; ma tal era il volo che ne pigliava poscia l’ingegno che non era quella caduta, ma il raccorsidi chi vuolepiù alto spiccare il salto. Per altra parte le furono spesso sì nemiche le rime, che noi ci maravigliamo che tali osino scioglier il labbro in sì scelte adunanze. In mezzo alle rime di figli non udissi una voce di Stentore gridare altamente: piomba? Ora che o-gnuno è convinto della sincerità dell’improvviso della Taddei, sarebbe cosa desiderabile che chi