283 del suo avversario; alle nove e trentacinque rai-nuii il suo avversario s’ infuria, e batte il piede sinistro, alzando la mano destra ; alle dieci in punto, con pericolo anche di guastar per sempre il sapor dell’ arnese, si ficca dentro alla botte; e cosi di minuto in minuto fino a prescrivere l’ora in cui il Lemano abbarufferà i suoi flutti, od il cielo aprirà le sue cateratte. Oh! i Coribanti, ed i Salii, il padre delle danze, il gran Dionisio, non avrebbero a’ lor tempi pensatOj che verrebbe giorno in cui coi lieti balli si sarebbero espresse tutte queste terribilità! Si vede da tutto questo che noi non siamogran fatto ammiratori del ballo cosi fatto, e sorgerà forse tempo, in etti il gusto del pubblico sarà in questa parte modificato. Ma in mezzo a ojueste ristrettezze dell’arte il Cortesi può gloriarsi d’ aver immaginato un’azione, che allontanandosi per quant’ era possibile dagli ordinari! difetti in sè aduna molte bellezze. Essa è animata, affettuosa, spedita, piena di bei gruppi e di situazioni toccanti. 11 nodo di essa è il rapimento della figlia delpolemarca, specie di prefetto di Messolougi, e la sua liberazione per opera del proprio amatore, l’eroe della favola, onde poi ne consegue la battaglia che decide della sorte dell’ infelice città. Certo se i balli avessero a giudicarsi con le eterne norme del bello e giusta i precetti lasciati da Orazio, 1’ aver as-