293 continuando con la stessa progressione aritmetica decrescente, la Beatrice Tenda si desse in questo due o tre volte soltanto; anzi non mi sorprenderei nè meno, se fosse rimessa all’ anno venturo, per averne pivi agio a farvi correr sopra la lima, che ancora non sarebbe nè pure la nona parte di quel tanto che Orazio richiede per siffatta opera, per la quale, com’ella sa, prescrive in punto nove anni: nonumque prematur in annitrii, comodo precetto e eh'’ora s’intende sì bene. Del rimanènte, elleno son ben precipitose e impazienti a FoDzaso, quando noi invece ci pigliamole cose in tanta pace! E invero, credono forse elleno che scrivere un’ opera sia come schiccherare, Dio mel perdoni, una gazzetta? Diano tempo al tempo : è forse poi questa gran cosa un anno per un’intera opera, un anno che passa sì presto? E notino anche che questa Beatrice non è già un’ opera come un’altra, una cosa da dozzina; s’ha da farne un lavoro perfetto, a pruova d’ogni gusto, un di que’lavori insomma di cui Orazio, per valermi sempre della medesima autorità, scriveva hic et mare transit, perchè appunto, come ne avvertì testé il Galignani, questa Beatrice dee inbreve valicar i mari, ed avrà più comoda stanza aLondra ; qui ne riceverà appena il buon viaggio, o il passaporto che dir vogliamo. E con ciò pregandola a volermi in pari