LA RUSSIA E IL MONTENEGRO questo concetto, e mentre fino a pochi anni fa il governo di Cettigne e il principe Nicola avevano un certo riserbo nel manifestare questo loro pro- gramma, ora uè il governo nè il Principe ne fanno mistero, e in più di una occasione hanno parlato apertamente e francamente in questo senso. Il Montenegro non poteva parlare alto e forte quando dalla sua grande protettrice gli veni- vano con la parola e con l’esempio consigli di prudenza. Le cose sono ora mutate. Le ferite che la Russia ebbe nell’ultima guerra sono ri- marginate, e la influenza decisiva che la sua po- tenza le permette di esercitare nelle cose di Eu- ropa, le hanno ormai fatto dimenticare lo scacco subito al congresso di Berlino. Che più? Dopo vent’anni, in quella stessa Ber- lino dove si riunì il Congresso dal quale essa uscì umiliata, la potenza della Russia ha avuto testé la sua consacrazione nelle parole dell’imperatore Gu- glielmo che brindando al giovane Czar lo chiamò il custode della pace. La Russia è realmente in que- sto momento l’arbitra della situazione europea. Essa raccoglie ora i resultati di una politica se- guita con tenacia per tanti anni e con quella unità di indirizzo e di intenti che, pur troppo, è solo possibile in un paese nel quale non vi sono le discussioni parlamentari o i mutamenti di mini- steri a turbarne le relazioni con l’estero.