13o nie in certi malvagi pezzuoli di catta forata, che alcuni nemici dei lor liberi voli vanno lanciando nell’ aria , facendo il proprio diletto della loro sventura. L’ incauto animalelto vede quel-l’ignota cosa ondeggiare pel ciclo, ne invaghisce, la insegue finché dentro s’infila e ne imprigiona miseramente le ali. Un grido di vittoria s’ alza allora dalle turbe sottoposte , intente al miserando spettacolo, e cento avide braccia già gttizzan nell’aria a seguirne la traccia, e raccòrrò il cadente. Buona parte della gente in quella si diporta mutando passi alla frescura, ma non al soave olezzo del Molo, contemplando ivi fra le Colonne a un solo girar della persona, e quasi passando a rassegna ne’ suoi più magnifici monumenti tutte le scuole e le diverse età del-1’ architettura ; sottile, e non comune osservazione, che dobbiamo al benemerito ab. Zenier , che la va predicando da forse trent’ anni. Animata del pari e fiorita per gente e varietà di occupazioni e diletti è in su quell’ ora la riva degli Schiavoni. Quivi chi passeggia, chi siede, chi medita, chi s’incurva sui libri e le stampe che con poco rispetto agli autori sono gittate e poste in mostra per terra. La minor gente forma intorno cerchiolini e brigate , e qua pende ad organetti e cantanti di cui, arbitra de’ nostri sonni, ci ripeterà poscia in coro c al chiaro di