ia3 con l’ale del pensiero al cielo a meditare sulle teorie dell’universo. Questa passione è. sì grande che meno può lo stesso naturale talento della propria conservazione. Senza accennare gli antichi fatti di Empedocle e di Plinio, e i più moderni di Condamine e Saussure, l’amor della scienza fu tale in un letterato che a trovare con miglior fondamento la teoria dell’equilibrio dei ballerini da corda, si volle pericolare là sopra in persona, e ne perdette la vita. Ma il poter delle lettere a nessuno è più manifesto quanto a quelle privilegiate creature, che l’imeneo e la Fortuna accompagnano alla gloria e alle sorti dei letterati. Oh ! se la fama, le lodi e i gradi di sozio corrispondente od onorario, le opere e le analisi dei giornali potessero saldare i conti alla crestaia o al beccaio, chi più lieto sarebbe o più pago di loro? Ma, ahimè I la gloria non si spende, e il mondo cicco, insensibile all’onore di servire a queir uomo di cui i posteri pagheranno migliaia di lire un autografo o faranno viaggi per vederne il calamaio o il tavolino, non conosce ne’civili negozii differenza d’intelletti o dottrina, e vorrà esser pagato così, e più forse, dal più chiaro, come dal più oscuro degli uomini. Coi diplomi e le pergamene non si fanno i cappellini o le veste, e non è femmina di letterato che non invidii alme-