*93 damento d’ogni poesia. Il poema dell’ Arici sarebbe la migliore risposta ch’uom potesse fare a tale dottrina. L’ aridità della scienza è vestita qui di forme sì leggiadre e di sì ameni colori, le cose più positive sono rappresentate con immagini e figure così poetiche, che questa è una pruova novella, che non v’ ha genere di poesia che scarso sia di diletto, e che l’ingegno stampa la sua grand’orma su quanto egli tocca. Così dalle sterili dottrine della fisica e della geologia piglia l’estro dell’Arici il volo a spaziar su tutto il creato, e trova le più poetiche relazioni col non poetico soggetto: onde il poema è ricco di splendide descrizioni, come quelle del Nilo, del cane idrofobo nel primo; dei fiumi dell’America nel terzo; delle Alpi, delle valanghe, delle oasi, della fata Morgana nel quarto libro. Siccome richiedevasi e dalla qualità della poesia, e dall’ argomento, il libro è temperatamente sparso di episodii ; poiché nessuna cosa più giova al-l’istruzion del lettore, quanto l’introduzione di questi secondarii soggetti, nei quali l’anima, quasi riposasi stanca dalla fatica dell’apprende-re: così Virgilio introduce nelle Georgiche la predizione della morte di Cesare, le lodi della vita rustica, la tenera storia d’Orfeo; e così 1’ A-rici termina il primo suo libro con la miserabile storia'di Agar, il secondo col tremuoto del- V App.f Voi, II. 13