133 smo il poeta, per queste rive mena in giro il filosofo le sue contemplazioni, e disacerba l'aiTanno qualunque si querela del mondo o della fortunu. In queste rive medesime abitava un giorno il nostro Guasparri, e quivi apprendeva, com’egli lasciò scritto nelle laudi di questa contrada, le musiche dei venti e la santa continenza del deserto. Mosso da venerazione e da amore al grand’uomo, cercai lungamente l’albergo d’onde uscirono e maturarono all’immortalità tanti gentili lavori; ma invano: che Apollo e il santo collegio delle Muse, non furono più liberali col Gozzi che con l’Ariosto; e il padre dell’italiano sermone, il vendicatore di Dante, quel veneziano Osservatore che quasi tolse il vanto allo Spettatore inglese, si tramutava d’anno in anno di sito, perchè la poesia potè ben co'" suoi versi ammansar un giorno le fiere, e muovere fino ai sassi, alle pietre, ma non fu mai detto ch’ella co’ versi pagasse gli affitti o saldasse le ragioni d’inesorabile creditore. Il costume di questi solìtarii passeggi risale a tempi remoti assai, da quando cioè ebbero gli uomini argomenti di grave meditazione o di lagrime. Ora si nota soltanto una maggiore frequenza. Come l’onesta ficaia che l’ateniese Timone manteneva a’ servigi de’suoi concittadini, i provvidi nostri maggiori quivi lasciarono un bel monumento di comodità pei ni-