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il quale ne avrebbe udito con assai piacere l’eseguimento.
    E quelle carte contenevano (1) : fosse tosto eseguito 1’ arresto del conte d’Entragues emigrato di Francia, che rimetterebbesi in libertà solo dopo avute le sue carte da depositarsi presso al Ministero per essere indi trasmesse al Direttorio dal nuovo ministro veneto che sarebbe nominato a Parigi ; fossero liberati ancora tre individui che rimanevano nelle prigioni per oggetti politici, suffragandoli anche di danaro ; si lasciassero aperte a vista del popolo le prigioni dei Pozzi e dei Piombi ; fosse fatta una revisione dei processi di tutti gli altri detenuti e abolita la pena di morte ; si licenziassero gli Schiavoni provvedendoli discretamente secondo giustizia ; la guardia della città fosse affidata alle pattuglie civiche dipendenti dagli ordini del Comitato provvisorio composto del tenente generale Salimbeni, del Morosini e di Antonio Buratti, col segretario Spada, le quali cose fatte, sarebbesi il domani eretto 1’ albero della Libertà in piazza s. Marco, coll’ istituzione di una Municipalità provvisoria di ventiquattro veneti, con riserva dell’ invito da farsi alle città di Terraferma, Istria, Dalmazia e Levante di unirsi alla madre patria Venezia; acconcio manifesto dovrebbe annunziare la promulgazione della democrazia, invitando il popolo a scegliere i suoi rappresentanti ; sarebbero sotto all’ albero bruciate le insegne dell’ antico governo, pubblicata una piena amnistia per tutte le colpe politiche, e concessa la libertà della stampa, vietandosi però di parlare del passato nè contro persone, nè contro al governo. Della quale redenzione sarebbersi resi atti di grazie in chiesa san Marco con esposizione della Madonna e canto del Te Deum, intervenendovi la Municipalità provvisoria. In pari tempo sarebbero invitati ad entrare in città tremila Francesi, ai
     (1) Racc. II, 258 e delib. doge e Signoria all’Archivio.