28 da quel momento di rimettersi nella sua primiera libertà (1). Il procuratore Pisani, che da più anni era chiuso nel castello di Brescia (2), fu posto in libertà e portato in trionfo, in mezzo a mille improperii contro la tirannia veneta, ed al Battagia stesso fu intimato di partire entro quatti’’ ore. Le milizie furono disarmate, ina , alcune archibugiate uscite forse a caso, diedero motivo al Lecchi di vieppiù inveire. Corse con altri al palazzo, e ruotando le sciabole sulla testa del Battagia, lo minacciarono della vita, accusandolo di tradimento,, gli stracciarono i vestiti, lo trassero con tre altri ufficiali prigione nel castello per via remota, forse perchè non fossero veduti dal popolo, e colà gli affidarono alle guardie francesi, miste a qualche insorgente, fra cui un fratello del Lecchi. Due ore dopo lo stesso Lecchi venne di nuovo a liberarli, dicendo d’aver riconosciuto la loro innocenza, e li ricondusse quella notte del 18 sotto buona custodia al palazzo. La mattina del 19 fu loro intimata la partenza, e già erano apprestate le carrozze, quando, col pretesto di certo fermento nel popolo, fu differita. Il Battagia e gli ufficiali del sUo seguito vennero condotti nell’ appartamento del rappresentante Mocenigo ; alla sera, le guardie furono rafforzate e alla notizia di un tumulto alla porta di Torlonga, dalla quale doveva uscire il Proveditore, crebbero le precauzioni. Finalmente alle ore tre di notte fu il Battagia fatto discendere cautamente per la porta del giardino, e colla scorta di due guardie (1) « In Brescia il popolo istupidito e silenzioso nella massima parte e non pochi fra esso sono ancora fautori del veneto governo, ma temono di palesarsi. Il mercadante è indolente e specula solo i propri vantaggi, il nobile per la maggior parte gioisce sperando minori gli aggravii nel nuovo governo. » Costituto Vidali capitano ingegnere 28 marzo Verona. Lettere rappresentanti in Verona al-1’ Archivio. (2) V. t. Vili, p. 271.