43 la ferma resistenza dei Cremasela (1). Lhermite allora cambiando tuono, e lodando il suo governo, disse essere nota 1’ affezione dei Cremaschi alla sua persona, non temesse dunque d’alcun sinistro, amare egli la nobiltà veneta, gli uomini di merito dover essere in ogni evento distinti ed onorati ; che però il popolo cremasco volea quindinnanzi viver libero ; oh’ egli Lhermite, lungi dal sommuovere i popoli, accorreva soltanto per impedire gli eccessi ed ordinare la nuova amministrazione ; eh’ egli non imaginava che la Repubblica veneta dovesse perdere la sua sovranità, ma che questa poteva essere mantenuta in altre forme e con altre diverse condizioni ; che quanto ad esso rappresentante sarebbe ben provveduto, come sarebbesi altresì pensato ad opportuno assegnamento pel suo Camerlengo. Rispose dignitosamente il Contarini : rimarrebbe in Crema, dipendere egli dal suo governo, di nulla abbisognare, esser determinato fermamente di non partire se non cedendo alla violenza. Lhermite e gli ufficiali si allontanarono, ma verso sera fu fatto intimare al Contarini dovesse sloggiare dal palazzo, destinato a’ sotto-ufficiali francesi. Rispose anche a questo risolutamente, eh’ egli credeva poter esigere dalla municipalità e dai suoi direttori un qualche riguardo, e che non gli si vorrà torre 1’ asilo di quiete che restavagli dopo un tanto attentato. Queste parole sì ferme e dignitose furono tanto efficaci che gli fu fatto intendere quella domanda essere derivata da un equivoco, e che rimanesse pur tranquillo nel palazzo. Il domani piantavasi l’albero della Libertà ; suonavano le orchestre sotto allo stesso palazzo, gettavasi una catena (1) Costituto Contarini nelle Lettere rappresentanti 31 marzo.