75 altro accadde, allorché fu proposto altresì un Proclama da diffondersi per tutta la Terraferma allo scopo di raccomandare ai sudditi la sola difesa. Parlarono contro Francesco Donà e Matteo Pizzamano, dichiarando quel Proclama raffreddante l’ardore dei sudditi, che doveansi anzi tenere animati fin tanto che non si conoscessero quali veramente fossero le intenzioni dei Francesi. Opponeva il Savio in settimana Filippo Calbo, appoggiato dall’ altro Savio del Consiglio Pietro Donà, analizzando i sommi pericoli nei quali poteva incorrer la Repubblica lasciando in propria balia i sudditi in modo contrario alle professate pacifiche massime in tempo che la fortuna favoriva tanto i Francesi, e che non poteasi sperare appoggio alcuno dagli alleati, i quali aveano lasciato del tutto l’Italia dopo perduto cinque armate. Nulla potè conchiudersi in quella notte dell’ 11, ma riportato alla discussione 1’ argomento, il Proclama fu approvato con centotrentuno voti contro cinquan-tadue, sostenendolo ancora, il cav. Pesaro ; il quale ricercò inoltre una Consulta straordinaria per trattare sul complesso delle condizioni in cui versava la Repubblica, ed esaminare se le pubbliche calamità avessero richiesto di venire a trattare coi Francesi. Vi aderivano i Savii e la consulta fu raccolta la sera stessa del giovedì santo, ma senza venire a risultamento definitivo (1). Giungeva al massimo grado lo sbigottimento, quando insieme con le suddette lettere arrivavano le notizie della tregua di Judenburgo e dell’ avviamento di pace coll’ imperatore, nulla di bene ripromettendosene nella condizione delle cose i più savii. Arrogi che il conte Odoardo Collalto comandante di Palma scriveva della violenza usata dai ge- (1) Memoria ec. sugli ultimi otto anni, pag. 25fi.