128 nominare, come altre volte avea fatto, i danari del duca di Modena, il quale perciò i deputati sospettarono che fosse compreso nella pace coll’ imperatore. Tutti gli sforzi per persuaderlo a mutar consiglio tornarono inutili. « Ma, dove si sfugge il ragionamento, esclamano, cosa giova il ragionare ? Dove uno resta immobile, cosa giova il lottare, e in un affare già deciso, cosa giova il trattare ? Pur troppo egli è tale, e che sia premeditato lo provano le voci del Beaupoil, riferite dagli Eccellentissimi rappresentanti di Verona nella loro lettera da Padova 26 corrente. Perdonino VV. EE., non possiamo occultare il senso che ci deriva dalla serie di questo terribile affare. La Francia dominata dall’ opinione che inspira agevolmente la fisica e politica situazione di una potenza, come la Repubblica nostra, padrona di ricco Stato, di conveniente commercio, e di molta privata ricchezza, fece che fin da principio di sua rivoluzione volgesse 1’ animo a coltivarne 1’ amicizia, e forse a divisare qualche disegno di comune interesse. Il medesimo sentimento l’allontanò sul principio di sua irruzione in Italia dal tentar 1’ uso delle sue piazze, dal pretendere le sussistenze gratuite. Il governo, largheggiando nelle une e nelle altre, la lasciò in dubbio circa alle forze della Repubblica ; sicché mentre da un canto usò ed abusò delle facilità, che trovava aperte, dall’ altro la chiamò ad una alleanza difensiva in Ispagna, a Costantinopoli, e col Memoriale Lallement 28 settembre, carta osservabilissima, perchè minaccia in caso di rifiuto quel che per appunto oggi succede. Siccome probabilmente l’oggetto coltivato dalla Francia non si estendeva oltre alla idea di porre col mezzo della Repubblica una barriera in favore del Turco all’ invasion della Russia in Morea, e tutelare le Repubbliche italiane da quella di Casa d’ Austria, perciò ancora a Corizia fin dal mese scorso, mal-