362 3. (a pag. 155). Serenissimo Principe. La certezza di dover spedire un espresso corriere a VV. EE. mi persuase a trattenere il mio divoto dispaccio di jer l’altro, che unitamente al presente giungerà all’ Eccellentissimo Senato, prima che arrivi il corrier ordinario dello scorso sabbato. Jer sera ebbi opportunità di vedere questo primario Ministro, e di effettuare il pubblico comando rapporto al dileguar gli equivoci sulla condotta dell’ Eccellentissimo Senato, e sui fatti occorsi nella Veneta Terra Ferma oltre Mincio. Non mi sono punto ingannato a supporre, che l’Ambasciator di Napoli, informato dal generai fìuo-naparte, aveva portate qui delle idèe totalmente opposte al vero sui movimenti de’ sudditi Ne fui accertato a non dubitare in jeri mattina, e tanto più mi confermai nella opinione, che utile fosse, che impressione diversa dalla verità non rimanesse nel Baron di Thugut. L’esposizione chiara, e semplice di fatti sulla di lui richiesta di notizie da Venezia, fu ciò, che da principio credetti di fare, onde poter rimarcare quale senso produceva il mio discorso. Conobbi per la verità, che quel primo Ministro si era con qualche movimento, e con qualche cenno commosso al mio racconto ; ma se tale sensibilità del Baron di Thugut mi parve patente al dettaglio di ciò, che soffre di amaro la Serenissima Repubblica ne’ suoi Stati di Terra Ferma, ho cercato di penetrare altresì, se come Ministro degli affari esteri provava lo stesso effetto. Ma perchè forse il suo adottato contegno ministeriale lo rende avaro di espressioni, non chiamato da positiva proposizione, che io non poteva fare, Egli si restrinse a far qualche cenno di dispiacere sull’avvenuto, ed a diffondersi di più sulle cose di Verona, e di Salò; chiedendomi poi, se di quà dal Mincio fossero tranquille le provincie. Colle notizie, che da VV. EE. ho ricevute, soddisfeci alle di Lui ricerche : ma confesso, che la sua riserva nel palesar li proprj sentimenti, mi fece sul momento comprendere, che conveniva tentar di scoprire ad ogni modo di più. Mi addossai dunque la responsabilità di fargli una dimanda innocua agli affari di S. Maestà, ma necessaria a VV. EE. ; insinuandomi con li modi li più soavi a pale-