279 trattato fa segnato da tutte due le parti, e prese il nome di Campoformio, da un piccolo villaggio posto fra i due accampamenti. Per esso convenivasi che l’imperatore, come sovrano dei Paesi Bassi e come membro dell’ impero riconsce-rebbe alla Francia il confine del Reno e le consegnerebbe Magonza ; possederebbe la Francia le isole Jonie ; la Repubblica Cisalpina comprenderebbe la Romagna, le Legazioni, il ducato di Modena, la Lombardia, la Valtellina, il Bergamasco, il Bresciano ed il Mantovano, coi confine dell’ Adige e di Mantova ; l’imperatore s’impegnava a procurare in Germania compensi al duca di Modena, allo Statoldero d’Olanda, alla Prussia per le terre da essa perdute, e avrebbe in ricambio delle sue cessioni il Veneto fino all’Adige, l’Istria, la Dalmazia e le bocche di Catta-ro. Tale fu 1’ iniquo trattato di Campoformio, restato poi sempre un oggetto di maledizione tra un popolo ingannato, tradito, venduto ; che per la stessa confessione di un illustre storico di Francia (per ingiuste prevenzioni sempre sfavorevoli ai Veneziani), era 1’ effetto dell’ interesse personale, che cominciava ad alterare i pensieri del grand’ uomo, e oscurava d’ una macchia questa pace, atto sì luminoso della sua vita (1). E il Direttorio ? Trascinato dalla gioia che il popolo apertamente manifestava per la pace, timoroso di contrariare il suo illustre generale, pago dei vantaggi acquistati, approvava e sottoscriveva l’ignominia della Francia, che mostrava quali fossero le sue idee di libertà, facendo mercato de’ popoli. Le cose andavano intanto a Venezia di male in peg- (1) Vedi il documento giustificativo ch’egli scrisse al Direttor il 27 vend, (18 ott.), Darù SI, 442.