12 bero dall’Italia; tutto dipendere, replicava, dall’impedire la macchinata rivoluzione. Nel licenziare lo Stefani, non cessava di raccomandargli il sollecito suo ritorno a Milano desiderando di trattare con lui a preferenza d’ ogni altro, e se ne notò il nome nel taouino. Il Landrieux si ritirò, ed il secretano andò a coricarsi per quattri ore nel suo stanzino, servito da un domestico della famiglia. * Nella continua diffidènza, cosi chiude lo Stefani la sua informazione, di quanto vidi ed ascoltai, nel sospetto di dover servire forse di mezzo e di vittima a qualche rea macchinazione, angustiato dall’ idea della pubblica difficilissima situazione, passai le poche ore notturne, ed accelerando possibilmente la corsa, mi rassegno a V. E. umiliandole il risultato dell’ingiuntami onorevole commissione (1). » E difatti come darsi a credere che il Landrieux fosse sincero nelle sue rivelazioni ? Come supporre che coll’intenzione di favorire per generosità, per gratitudine, com’ ei diceva, i Veneziani, volesse tradire gl’ interessi della sua patria, mettere perfino a rischio la propria testa? Come supporre leale il linguaggio eh’ egli teneva rispetto a Bonaparte ? Abbiamo anzi notato più sopra, e sulla dichiarazione di storici francesi, che il Landrieux uomo molto sagace, era stato da Bonaparte incaricato di predisporre la rivoluzione; questa, eh’ egli avea fatto temere imminente a Brescia, scoppiò invece a Bergamo, dalla quale città fu forse ad arte deviata l’attenzione ; tutto il procedere successivo del Landrieux verso i Veneziani conduce infine a qualificare tutto questo maneggio una nera, perfida trama (2J. (1) Rapporto 10 marzo, liaccolta^cronologica t. II, pag. 0. (2) Nei varii costituti conservati nel Consiglio dei X, Parti nei/rete, leggesi : « Poco ragionevole però, imbrogliante, infondata e sospetta tutta la diceria di quest’ufficiale francese.»