140 solennizzato con isquisitezza di musica, con lieta festa popolare, che ora dolorosamente, cambiate le cose, sorgeva annunziatore della fine della Repubblica. Numerosi soldati con cannoni appuntati e miccia accesa circondavano il palazzo, una straordinaria guardia di arsenalotti con armi da fuoco custodivane la porta, tutt’i Bocchesi e i Dalmati accampati in armi al portone del monastero di s. Zaccaria spargevano il terrore negli abitanti i quali stupefatti miravano, nè sapevano spiegarsi tanto apparecchio militare. Immaginarii pericoli esterni ed interni aveano fatto imprudentemente adottare quei provvedimenti di sicurezza, ed or raccoltosi il Maggior Consiglio entrava il doge squallido in volto e lagrimoso, ed orava nel seguente modo : « Le angustie estreme nelle quali versa l’animo Nostro, oltre che la grave età e la debolezza della nostra salute, fa che non siemo sicuri d’aver forza de far sta breve al-locuzion ai nostri amatissimi concittadini; pure sacrifi-chemo volentieri sto misero avanzo de vita quando el possa confluir in qualche maniera a minorar el peso dei mali dai quali semo tutti opressi. » Elle tutte sà el stato infelice nel qual se trova la Repubblica nostra ; dopo depredadi tutti li territorj, smunto el dinaro da tutte le casse publiche, in adesso i Francesi s’ha impossessà de tutto el Stato; i ha fatto rivoluzionar tutte le più ricche Provincie, cosicché i xe al margine delle Lagune, che non semo separadi dai loro vittoriosi eserciti, che i ha dichiarà d’esser in guerra con nu, se non da piccolo tratto de acqua. » El Senato ha fatto el possibile per evitar le ultime desolazion ; dopo una prima deputazion de due Savj, el gha mandà altri due sogetti capaci ; a questi, piegandose alla forza, l’ha impartido le facoltà più ampie ed assolute.