328 genti di Pescantina, e fu non lieve da una parte e dall’altra il danno sofferto. Appiccarono il fuoco in molte case, e nella campagna, e nella città S. Giovanni in Valle, e Campagnola hanno moltissimo sofferto anche in saccheggi ; ma alla fine furono obbligati a ritirarsi di nuovo ne’ castelli, 1’ ultima sortita de’ quali 1* hanno fatta verso la sera : ma intanto che nella città vi fu bisogno di tutta la vigilanza per ripulsare il nemico, e che stavano incaminate delle nuove aperture col generai Balland, e con 1’ altro generale Chabram che comanda le truppe sopraggiunte in suo rinforzo, di cui parleremo in appresso, fu ben sensibile al nostro cuore il saper sconfitto alla croce bianca ed a S. Massimo il corpo comandato dal brigadier Maiiei, e che portatosi in Verona per concertare le disposizioni, fu nell’azione guidato dal tenente colonnello Ferro. Di mille uomini circa di truppa regolata, eh’ egli teneva sotto i suoi ordini, egli ne ha sventuratamente perduti 600, e alquanti pezzi di artiglieria. Il fatto d’armi fu de’ più sanguinosi, e le truppe a piedi di VV. EE. italiane e oltremarine si comportarono con tutto il valore, e lo confessano gli stessi francesi, ma non abbastanza secondati dalla cavalleria, ed ai primi colpi di cannone dispersi i villici, l’affare è sventuratamente riuscito a grave danno de’ nostri, inutile essendo stata una nostra sortita, potuta farsi dalla porta S. Zeno per sostenerli, e coprire il villaggio di Santa Lucia, che in buona parte si è dal nemico dato alle fiamme. In mezzo a questi fatti e nella città, e nelle campagne ebbero pure corso, come abbiamo rassegnato, le negoziazioni. Scrisse il generai Chabram la lettera, che rassegniamo inserta al num. 1, intimando, che aperte abbiano ad essere le porte, e minacciando la rovina della città in caso di resistenza. Formatagli sul momento la annessa risposta al n. 2, abbiamo giudicato opportuno di configurarla in modo, che sostenendo la giustizia della pubblica causa, e de’ sudditi offrisse 1’ adito ad aperture di conciliazione. Nè fu per vero dire inopportuno il passo, mentre replicatosi dal generale il foglio al n. 3, parve che in mezzo allo studio, eh’ egli fa di giustificare la sua condotta, riconosca necessaria ei pure una conciliazione. Ma spingendola egli a condizioni, e tempo non conciliabili con i pubblici riguardi, e con il voto deciso di questa popolazione, abbiamo trovato opportuno di scrivergli la lettera n. 4, e facendogliela tenere col mezzo del capitan Vi-dali, per la lunga via di Roveredo, ritornato in questa mattina dalle valli bresciane, colla notizia, che sino a’ 26 si dovesse portar l’armistizio, conchiuso tra la Val Sabbia, e li bresciani co’ loro appoggi,