8 guato la sua parola d’onore di tacerlo, e domandava rinforzo di truppe, stante la debolezza di quel presidio. Se ne scusava il Battagia adducendo mancarne egli stesso, avrebbe però scritto a Verona per ritirarne, se fosse possibile, qualche numero di colà, intanto di comune accordo mandavasi persona a Milano per ben chiarire la faccenda. Arrivava alle ore 22 del 9 marzo a Milano Guglielmo Stefani segretario dell’ Ottolini, e dopo aver riposato all’albergo del S. Marco, si avviò con nappa francese verso porta Romana, destramente informandosi del palazzo Albani, ove dovea trovar persona che l’avrebbe d’ogni cosa istruito. Entrato in quello sull’ imbrunire, chiedeva dell’ avvocato, ed ebbe appena proferito la parola che uno dei servi, colà raccolti in luogo terreno, alzatosi, lo condusse per alcune scale segrete in un appartamento posto alla sommità del palazzo in una stanza ad uso di libreria, accese il fuoco ed i lumi, poi lo lasciò assicurandolo che fra brevi istanti sarebbe giunta la persona ch’egli cercava. Non tardò infatti a presentarsi l’avvocato Serpieri, e lo Stefani consideratolo da capo a piedi per accertarsi col confronto dei contrassegni che fosse veramente quello, e rassicurato vieppiù dalla domanda se venisse da Bergamo, non esitò di entrare seco lui in ragionamento circa alla cospirazione. Studiando di penetrare i suoi sentimenti, e quali motivi lo conducessero a recar servigio così eminente alla Repubblica, gii parve tralucere dalle sue parole ch’egli se ne attendesse larga ricompensa, del che egli pur destramente il volle tenere assicurato. Era lo Stefani dopo breve colloquio per partirsene, quando il Serpieri 'conducendolo ad un decente gabinetto ma alquanto remoto, gli disse avergli quello assegnato a dimora, che sommamente gli dispiacerebbe se non l’accettasse, e che non sarebbe confacente neppure alla comune causa che alloggiasse nel s. Marco dal quale lo