94 mento di tregua i parlamentarii mandati dal Giovanelli e Oontarini per accertare che non derivavano punto dal Governo gli atti ostili del popolo veronese, scendeva accompagnato da buona scorta di guardia civica per abboccarsi con quelli in palazzo, fu furiosamente gettato a terra, e poco mancò non vi lasciasse la vita. Gridava egli allora al violato diritto delle genti nella sua persona come parlamentario ; tuttavia, riuscito pur alfine al Proveditor Giovanelli di calmarlo, fu convenuto di tirare un velo sul passato, dichiarando tutto 1’ occorso come effetto di fortuite emergenze dall’ una parte e dall’ altra (1) ; obbligherebbesi il Beaupoil di far cessare il fuoco dai castelli, e di dare avviso al corpo francese, che avanzavasi da Peschiera, che dovesse sospendere la sua marcia, mentre dall’altro canto s’ impegnava il Giovanelli di far uscire dalla città i corpi armati dei villici, rimettere le guardie sul piede di prima, pubblicare un bando per contenere gli abitanti nella moderazione prescritta dalle massime del Governo, riserbando la questione del disarmamento dei villici alle pratiche già in questo proposito avviate con Bonaparte. Ma rientrato il Beaupoil nel castello, accadde che il Balland suo superiore rifiutandosi di approvare il contenuto, mandò invece al Proveditore e al podestà una carta con quattro articoli, nella quale chiedeva che il disarmo fosse assoluto e pronto nel termine di tre ore di tempo tanto dei cittadini, quanto dei villici, che fossero riaperte le comunicazioni, che gli fossero dati sei ostaggi a sua scelta, con una pronta e solenne soddisfazione di tutti gli omicidii commessi sopra individui francesi. Invano rappresentavano Giovanelli e Contarmi la buona disposizione loro, ma insieme le difficoltà che alle domande del generale si opponeano, offerivano di dar liberi, in luogo degli ostaggi, tutti quei (1) Raccolta II, 148. Rapporto Giovanelli e Contarmi.