258 colloquio, si recò a visitare madama Bonaparte. Richiamato più tardi dal generale, questi gli domandò che cosa si richiedesse per la sussistenza di Venezia. Rispose il Sanfermo, per la sua esistenza fisica bastarle il circondario, ma che per la sua esistenza morale e politica, ri-chiedevasi tutta la Italia libera. Troppe cose rispose Bonaparte ; e addimandato il Sanfermo quali uomini diplomatici fossero in Venezia, alla sera, dopo molte prove di famigliarità e gentilezza usategli durante il pranzo, gli disse in tutta confidenza, e raccomandandogli la più scrupolosa secretezza, che sarebbe bene che Venezia nominasse un ministro plenipotenziario, e due deputati nominassero le provincie di Terraferma, uno de’ quali il vescovo di Padova, pel congresso di Mombello, mostrando che avrebbe su tutti preferito il Battagia. Osservando il Sanfermo che il Battagia era in odio alla Terraferma, rispose essere menzogna quanto si era sparso di lui, e che era un onest’ uomo, che ancora potrebbesi trattare. Chiesto su quali basi, accennò a Ferrara e all’Emilia; e all’osservazione del Sanfermo eh’ erano già state disposte, chiuse la conferenza, con chiedergli s’era un diplomatico o u$ fanciullo, ed esortandolo a tornar tosto a Venezia per disporre ogni cosa. Udito tutto ciò, e aderendo il comitato più che mai all’ unione colla Terraferma e colla Cisalpina, lini co mezzo di salvezza, si fecero raccogliere da trenta cinque mila voti degli abitanti, che consentivano a quella unione per mandarli al generale Bonaparte insieme col ministro da depu-targlisi. Ili pari tempo proponevasi, il 5 luglio, di eccitare la l'erraferma a mandare anch’ essa due deputati al Congresso. Il Q-allino, asceso alla tribuna, sciamava : « Volesse il