87 e informava del dato avviso il medesimo Querini a Parigi. Gli avvenimenti che poi susseguirono e condussero la caduta della Repubblica resero naturalmente frustraneo qualunque patto, ed il Querini stesso scriveva nel suo dispaccio 22 maggio da Saint-Cloud nel momento che si partiva dalla Francia, che il possessore dei biglietti non sarebbe oso di presentarli per ritirarne le cambiali, com’ era stato prima convenuto. Tuttavia, contro ogni sua aspettazione, essi gli furono nel mese di luglio presentati in Venezia, ed avendo egli protestato contro l’indebito pagamento, fu nel dicembre tradotto dalla forza francese agli arresti nel Castello di Milano, ove dovette -sostenere lungo interrogatorio, ed era per esser condotto a Parigi, quando gli riuscì il 30 marzo 1798 di fuggire e ritornarsene in patria (1). La catastrofe si avvicinava. Le pratiche di pace di Bonaparte coll’ imperatore a Judenburgo erano state infra intanto continuate, e mostrandosi quegli disposto ad offrire all’ Austria compensi nei territorii veneti, fu prolungata la tregua infino a che fossero accordati i preliminari di pace che si vedeano non lontani. Laonde fin dall’ 11 aprile scriveva Alvise Mocenigo Luogotenente di Udine (2) : « Un armistizio di sei giorni è segnato tra le due armate, e ne è il fortunato oggetto il poter trattare in questo frattempo la pace. Assicurata d’una tale notizia così consolante 1’ afflitta umanità, io sollecito la porgo con espresso corriere alla pubblica conoscenza. Dicesi che il generale in capite in mezzo ad avvenimenti così secondati dalla fortuna da superare la stessa sua aspettazione, senta i lagni di tutta 1’ armata e de’ più reputati fi) Nella Raccolta cronol. II, 142, leggesi tutto l’interrogatorio sostenuto dal Querini a Milano sull’ argomento. (2) Delib. Sen. mil. T. F. N. 45.