« 145 IV. Lo piazze, i caffo ed altri luoghi pubblici di Venezia risuonano degl’ insulti e de’ pessimi trattamenti verso tutt’ i Francesi, che vengono ingiuriosamente denominati Giacobini, regicidi, atei. Son questi obbligati di sortir da Venezia, venendone loro poco dopo proibito il regresso. V. Il popolo di Padova, Vicenza, Verona tiene ordine di armarsi in massa, onde unito a’ varj corpi dell’ armata, rinnovellar finalmente i Vesperi Siciliani. Spettava al Veneto Leone, gridano i Veneti uffiziali, a verificare il proverbio esser l’Italia il sepolcro dei Francesi. VI. I preti dalle cattedre predicano la crociata, ed i preti di questo Stato non predicano che ciò solo, che viene loro ordinato dal Governo. Libricciuoli intanto, perfidi proclami, lettere anonime vengono stampate in varie città, onde riscaldare ogni testa, e in uno Stato, in cui la libertà della stampa non è permessa, in un Governo quanto temuto, altrettanto abborrito, niente si stampa, niente si compone che non venga ordinato dal Senato. VII. Tutto arride da principio ai perfidi progetti del Governo. Il sangue de’ Francesi scorre da ogni parte, nè avvi strada, su cui non vengano intercetti i convogli, corrieri, e tutto ciò, che appartiene all’ armata. Vili. Si commette in Padova 1’ assassinio d’un oapo battaglione.... e di due altri Francesi.... Si disarmano e si assassinano i nostri soldati in Castiglione de’ Mori, ed abbiamo più di dugento uomini assassinati sulle strade postali da Mantova a Legnago, da Cassano a Verona. IX. Volendo due battaglioni francesi raggiungere 1’ armata, si abbattono a Chiari in una divisione dell’ armata veneta, che tenta d’opporsi al loro passaggio ; ma appena impegnati in un ostinato combattimento, il pas- Vol. X. 19