116 Ed altra lettera, ancora più violenta ed in qualche parte disformo, scriveva il Lallement al Senato (1) il 5 fiorile (24 aprile) dichiarando l’informazione del Pizzamano un tessuto di menzogne; che dal processo verbale raccolto dal console sul bastimento stesso appariva il fatto come un terribile attentato contro il naviglio francese ; che questo apparteneva alla flottiglia stanziante nell’Adriatico con equipaggio presso che tutto francese ; che il capitano, incaricato d’una missione particolare sugli ancoraggi del-l’Istria, voleva ridursi a Venezia avendo udito da un veneziano che parecchi bastimenti austriaci incrociavano quel tratto di mare; che il capitano era stato assalito malgrado tutta la sua buona volontà. Perciò a soddisfazione chiedeva il ministro di Francia: 1.° l’arresto del comandante del Lido, che ingannando con un falso rapporto lo stesso governo, avea offesa la lealtà di una nazione ch’egli dovea rispettare ; 2.° la carcerazione immediata degli autori, qualunque ei si fossero, dell’attentato commesso (1) Darù, XI, 315, e nella Storia IX, 185. Egli stesso nel riferire il contenuto del processo verbale non può negare esservi delle inesattezze. Il processo trovasi nel liecueil de pièces relatives aux af-faires de Venise. Mise. 162 alla Marciana, e contiene parecchi indizii di falsità. Vedi le osservazioni del traduttore dcl Darù IX, 182. Il Lallement dice nella sua lettera al Direttorio che il vascello voleva ricoverarsi nelle acque di Venezia da due legni austriaci che l’inseguivano tutto il giorno. Nella lettera al Senato, asserisce invece che avendo saputo come legni austriaci incrociavano quel tratto di mare, avea preso un pilota che s’ era incaricato di condurlo a Venezia. Finalmente il processo verbale informa « che partito da Goro il 28 germinale (17 aprile) per unirsi a Trieste alla flottiglia del Sibille, incontrò una scialuppa imperiale armata, eh’ essa tirò per chiamar il resto della flottiglia, che lo stesso fece il logro per sapere se i Francesi fossero ancora padroni di Trieste, che non fu risposto, e perciò temendo fossero entrati i nemici, pensò rifuggirsi nel porto di Venezia, prendendo un pilota veneziano, il quale avea assicurato il capitano che poteva enti’are con sicurezza. »