389 rire contro di essa, che taijti sacrifizj, e buona fede aveva esercitata verso la Francia. Che per la decisione del Senato nella guerra con l’Inghilterra non avevamo commissioni, ma poteva farla proporre con altri mezzi. Niente possiamo dirli de’ prigionieri, perchè non ne siamo commessi; ma è ben facile, che il Senato li rilasci u riguardo di lui, quando ritornate le città, non possa più temerli. Mantenendo però egli sempre il tuono imperativo, ed ¡sfuggendo la trattazione, disse, intanto si lascino i detenuti, io sarò a Treviso tra tre, o quattro giorni, forse prima di voi, veduto che abbia il marchese del Gallo (ambasciatore di Napoli, che fu il mediator della pace) e veduto che abbia domani il campo verso di Bruch. Per non restar così privi di effetto, e per dar luogo a nuovi esperimenti, vedendolo impaziente di lasciarci, lo pregassimo a darci un altro appuntamento. Ci invitò a pranzo, dopo cui, disse, parleremo. Nelle ore intermedie abbiamo visitato il commissario ordinatore Wilmau. inutilmente tentando di condurlo a minorar l’esorbitante requisizione a Pordenon, Conegliano, e Treviso : oggetto ingiontoci dalle ossequiate ducali 18 corr. : abbiamo trattato l'affare col maggior vigore, e speriamo, che VV. EE. ci dispensino dal ripetere in ora le cose dette ; ma e dalle sue voci uffìziose quanto insistenti, e da quelle di Berthier, cui ci siamo nuovamente prodotti, delusorie affatto, ed evasive, abbiamo desunta la certezza, che essi fossero intesi delle risoluzioni del Bonaparte. L’ incomodissimo pranzo, nel quale furono usate tutte le civiltà alle nostre persone, fu amareggiato da continue ricerche, o derisioni sulla forma, e sull’ epoche del Governo, e le procedure degl’ Inquisitori di Stato, e i piombi, e li molinelli, e il canal orfano, 6 tante altre menzogne, che inventarono, o ricopiarono gli autori francesi con parole di disprezzo, ed ingiuria al Governo medesimo. Possono ben credere TV. EE., che abbiamo risposto, come conveniva al carattere universalmente acclamato, e riconosciuto di quel Tribunale, difesa, non mai terrore de’ buoni, e amato perciò spontaneamente dal popolo. La conferenza del dopo pranzo scoprì più ancora di quella della mattina il Buonaparte determinato dal sentimento della sua forza ad isfuggir ogni trattato, ed a voler dar la legge per la sovversione della Repubblica. Se non avessero bastato le pretese della mattina, mise in campo la rancida pretensione di ventidue milioni di capitali di Zecca, la consegna degli effetti Inglesi, che sono a Venezia, e notino VV. EE., che mai non nominò quei del duca di Modena, nè