122 1’ uso della forza per impedire l’ingresso nell’ estuario (1) ; ingiungevasi ai magistrati alle artiglierie, all’ armar, alle fortezze, all’ Arsenale e al Savio alla Scrittura di doversi ripartire fra loro le ore per modo d’ essere sempre pronti ad ogni evenienza ; sollecitavasi l’armamento della nave Vittoria. I crescenti bisogni aveano fatto decretare un nuovo prestito di seicentomila ducati che nella generale diffidenza incontrò molte difficoltà (2), nè si erano risparmiate le argenterie delle chiese e dei monasterii ; nè ommes-se le ritenute sugl’ impiegati, appaltatori ecc. Fu rinvigorito il divieto di ammissione di forestieri in Venezia se non in casi speciali e pei corrieri riconosciuti di appartenenza dei ministri esteri (3). Contemporaneamente man-davasi nuovo espresso ai deputati a Bonaparte perchè a lui immediatamente si presentassero, affinchè nei modi più adattati all’ urgenza del momento facessero di condurlo a chiaramente spiegare le sue intenzioni, autorizzandoli ad entrare seco lui nelle relative negoziazioni tendenti ad assicurare l’oggetto importantissimo della conservazione dello Stato. Ma non era forse ancora partito il corriere, che giungeva notizia della rivoluzione operata in Vicenza dal generale Lahoz, col pubblicare un proclama che chiamava il popolo alla libertà, ed a pensare alla propria sicurezza (4). Altro consimile era diretto il dì dopo a Padova. Da per tutto scoppiava l’insurrezione. I veneti rappresentanti di Padova, Girolamo Barbaro e Francesco Labia, (1) Da mo’ ossia d’ urgenza 25, 26, 27 aprile, Raccolta, pag. 187 e Delib. Sen. T. F. mil. N. 46. (2) 21 Apr. Del. Sen. T. f. N. 45. (3) 22 Aprile Delib. Sen. T. F. milit. N. 46. (4) 27 Aprile Raccolta II, 198. Un proclama del capitano e vice-podestà padovano Girolamo Barbaro 25 aprile aveva esortato gli abitanti alla quiete, e a non insultare i Francesi. Delib. Sen. T. f. mil. N. 46.